giovedì 25 Aprile 2024
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La tradizione del presepe

Ma tu lo fai il presepe a casa tua?

Nelle nostre famiglie capita spesso che i bambini ci chiedano, per la benedizione della casa, di por­tarci davanti al presepio e qui recitare insieme le preghiere e ricevere la benedizione.

Il significato della parola: “Presepe”, deriva dal latino praesepe (man­giatoia)

La tradizione del 25 dicembre: la chiesa ha celebrato sin dagli inizi della sua storia il mistero della nascita del Signore. In occidente la tradizione del 25 dicembre è una antica tradizione cristiana e ritiene che Gesù era nato durante l’inverno. Quando il Natale poi, cominciò ad essere celebrato come festa disgiunta da quella della Epifania, allora l’attenzione si concentrò sulla nascita di Gesù e la basilica di S. Maria Maggiore, eretta a Roma per volontà del Papa Liberio a ricordo della istituzione del Natale, prese il titolo di S. Maria ad Praesepe, poiché in essa vennero portate le reliquie della culla di Gesù. In quella basilica nacque la consuetudine di celebrare la messa di mezza notte, ripresa da una analoga tradizione a Betlemme.

I personaggi: a cominciare dal II secolo, cominciò nei rozzi dipinti eseguiti dai cristiani nelle catacombe, l’immagine della Madonna con il Bambino e poi quella di S. Giuseppe. In seguito comparvero nei dipinti anche l’asino e il bue. Di essi si parla nel Protovangelo di Giacomo e furono aggiunti dallo scrittore cristiano Origene, interprete delle profezie di Isaia 1,3 e di Abacuc 3,2. La scena della nascita del Si­gnore si arricchì ulteriormente con la presenza dei Magi, Melchiorre e Baldassarre. I magi sarebbero stati astrologi che scrutavano i cieli, Matteo avrebbe potuto avere in mente l’oracolo di Balaam in Nm 24,17: “Una stella spunta da Giacobbe … : Sono comunque il simbolo di tut­ti i popoli stranieri che riconosceranno Cristo e che comunque non possono fare a meno della scrittura di Israele che si fanno spiegare dai sapienti che attorniano Erode. Nel secolo V un decreto papale, soste­nuto da Papa Leone Magno in una sua omelia, fissò definitivamente a 3 il numero dei Magi. La presenza di Giuseppe, lo sposo di Maria, s’impose soltanto nel secolo VI, sino allora era stata saltuaria. Dal seco­lo VIII la nascita e la resurrezione del Signore, furono il tema di sacre rappresentazioni in costume tratte dai vangeli, passate dalle chiese alle piazze, sino coinvolgere intere città. Tuttavia la religiosità si affievo­lì e dal pulpito, preti e monaci, tuonarono contro la volgarizzazione dei fatti evangelici. Lo fece nell’anno 1207 persino un Papa, Innocenzo III, proibendo tali rappresentazioni.

San Francesco, ottenuta da Papa Onorio III, l’approvazione della rego­la del suo ordine, il 29 Novembre dell’anno 1223, si recò a Greccio, in provincia di Rieti, con il suo amico e inseparabile compagno di viaggio, frate Leone. Aveva un grandissimo desiderio in cuore che cullava da tempo, desiderava ardentemente vedere “con gli occhi della carne: la povertà del Figlio di Dio divenuto bambino. Il Papa Innocenzo III aveva proibito 16 ani prima, a motivo di alcuni abusi e degenerazioni, qualsiasi rappresentazione sacra, ma Francesco aveva chiesto al succes­sore Onorio III una dispensa particolare da questo divieto e l’aveva feli­cemente ottenuta. Francesco, giunto a Greccio, aveva individuato non lontano dalla sua grotta, un luogo quanto mai ideale per rivivere il mi­stero della nascita di Gesù, una grotta ampia nella selva. Francesco ne parlò ad un amico, un certo Giovanni Velita, uomo religioso e genero­so del luogo, chiedendogli, due settimane prima di Natale: “precedi­mi e prepara quanto ti dico: vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme e … vedere i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie ad un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva nel fieno tra il bue e l’asinello’: Giovanni Velita preparò ogni cosa, la mangiatoia, la paglia e condusse nella grotta il bue e l’asino. La notte della vigilia, il rintocco della campana richiamò alla grotta gli abi­tanti di Greccio e dei dintorni.

Il primo presepe con personaggi a tutto tondo: risalirebbe al 1283, e fu opera di Arnolo di Cambio che scolpì otto statuette in legno rap­presentanti i personaggi della Natività ed i Magi. Tale presepe si trova ancora nella basilica romana di S. Maria Maggiore. Da allora e fino alla metà del 1400 gli artisti modellano statue di legno o terracotta che sistemano davanti a un fondale pitturato riproducente un paesaggio che fa da sfondo alla scena della Natività; il presepe è esposto all’interno delle chiese nel periodo natalizio. Culla di tale attività artistica fu la Toscana ma ben presto il presepe si diffuse nel regno di Napoli ad ope­ra di Carlo III di Borbone e nel resto degli Stati italiani.

Presepi napoletani: nel ‘600 e ‘700 gli artisti napoletani danno alla sa­cra rappresentazione un’impronta naturalistica inserendo la Natività nel paesaggio campano ricostruito in scorci di vita. Ulteriore novità è la trasformazione delle statue in manichini di legno con arti in fil di ferro, per dare l’impressione del movimento, abbigliati con indumenti propri dell’epoca e muniti degli strumenti di svago o di lavoro tipici dei mestieri esercitati e tutti riprodotti con esattezza anche nei minimi particolari. In questo periodo si distinguono anche gli artisti liguri in particolare a Genova, e quelli siciliani che, in genere, si ispirano sia per la tecnica che per il realismo scenico, alla tradizione napoletana.

Sempre nel ‘700 si diffonde il presepio meccanico o di movimento. La diffusione a livello popolare si realizza pienamente nel ‘800 quando ogni famiglia in occasione del Natale costruisce un presepe in casa riproducendo la Natività secondo i canoni tradizionali con materia­li – statuine in gesso o terracotta, carta pesta e altro – fomiti da un fiorente artigianato. A Roma le famiglie importanti per censo e ric­chezza gareggiavano tra loro nel farsi costruire i presepi più imponenti, ambientati nella stessa città o nella campagna romana, che permette­vano di visitare ai concittadini e ai turisti. Oggi dopo l’affievolirsi del­la tradizione negli anni ’60 e ’70, causata anche dall’introduzione dell’albero di Natale, il presepe è tornato a fiorire grazie all’impegno di religiosi e privati che con associazioni come quelle degli Amici del Presepe, Musei tipo il Brembo di Dalmine di Bergamo, mostre, tipica quella dei 100 Presepi nelle Sale del Bramante di Roma; dell’Arena di Verona, rappresentazioni dal vivo come quelle della rievocazione del primo presepio di S. Francesco a Greccio e i presepi viventi di Rivi­sondoli in Abruzzo o Revine nel Veneto e soprattutto la produzione di artigiani presepisti, napoletani e siciliani in special modo, eredi delle scuole del passato, hanno ricondotto nelle case e nelle piazze d’Italia la Natività e tutti i personaggi della simbologia cristiana del presepe.

Mi raccomando! Se non hai ancora avuto il tempo per fare il presepe a casa tua: su, datti da fare! Coinvolgi papà e mamma e i tuoi fratelli. Recupera le scatole che hai messo nel ripostiglio l’anno scorso e per Na­tale abbellisci la tua casa con il tuo bel presepe. Ti assicuro che quando lo avrete terminato, sarete tutti felici di vivere insieme la gioia della nascita di Gesù.