Testimonianze

Uno stile missionario che ci ha catturato e che vorremmo riproporre nelle nostre relazioni di ogni giorno

Patrizia e Fabrizio sono tra le famiglie che hanno ospitato i frati durante il tempo della Missione. Con la loro testimonianza ci raccontano questa loro esperienza.

“Tu sei santo, Signore, il solo Dio che compi cose meravigliose. Tu sei gioia e felicità. Tu sei giustizia e temperanza. Tu sei tutto, ricchezza nostra a noi sufficiente. Tu sei bellezza. Tu sei mansuetudine.”

Prima di andarsene da casa nostra Padre Raffaele ci ha consegnato gli scritti di San Francesco per la preghiera individuale e di coppia. Niente poteva essere più significativo per noi che già in gioventù ci siamo sentiti attratti dalla figura di San Francesco, ad Assisi abbiamo fatto il nostro viaggio di nozze e lì siamo tornati due anni fa al festeggiamento dei nostri 40 anni di matrimonio.

Ad essere sinceri, quando all’interno della segreteria della missione abbiamo dato la disponibilità per ospitare i frati, avevamo qualche timore; come sempre, quando devi accogliere in casa della persone che non conosci non sai che cosa ti aspetta, e, trattandosi di preti, forse ancora di più. La nostra preoccupazione era quella di rendere la casa accogliente, avere un occhio attento a capire cosa materialmente poteva servire ai giovani frati che ci sarebbero stati affidati, ma soprattutto riuscire a rapportarci con loro in modo attento e disponibile, senza condizionare il loro agire nei pochi giorni che avremmo condiviso assieme. In poche parole il nostro desiderio era che si sentissero a proprio agio, come a casa.

Abbiamo confidato nello Spirito, d’altronde i frati a noi assegnati erano giovani con l’età dei nostri figli, era sufficiente muoversi con spontaneità e discrezione. E come figli li abbiamo accolti, come figli li abbiamo “sentiti”, ma come adulti ci siamo relazionati. E’ nato un rapporto forte, empatico, di reciproco rispetto e simpatia che ha permesso da subito di raccontarci reciprocamente. Abbiamo nostalgia delle colazioni fatte insieme all’alba, a cui ormai non siamo più abituati, ma che ci facevano iniziare la giornata con un sorriso. Senza prendere accordi, con la spontaneità che viene dalla prossimità, dal sentirsi bene, abbiamo alternato le intenzioni di preghiera e ciascuno di noi ha messo parte di sé , delle proprie caratteristiche, del desiderio di condividere in semplicità.

Pochi giorni hanno occupato l’intensità emotiva di un periodo molto più lungo, come se l’esito della missione ci coinvolgesse direttamente, in prima persona. Abbiamo sempre ritenuto che il compito di noi cristiani sia quello di curare le relazioni, di mostrarsi disponibili ad interagire e, ove possibile, rimuovere gli ostacoli che creano complicazione, difficoltà, conflitto. Ciò che non avevamo però contemplato era il fatto che l’adozione di questo stile trova immediato riscontro in ciò che ritorna in chi sperimenta la volontà di donare qualcosa di sé.

Mario e Raffaele ci hanno dato molto, ci hanno permesso di vivere un periodo di grazia, di gioia, di serenità; ci hanno fatto il dono della loro presenza che ha stimolato anche noi ad essere più autentici, gioiosi e coinvolti per il bene di questa nostra Comunità. La loro presenza propositiva ci ha confermato che l’essere testimoni affidabili è una questione di atteggiamento e di stile; non si chiedono cose eclatanti, occorre essere coerenti nel quotidiano per dimostrare accoglienza e capacità di accettazione dell’altro, senza giudizio che condiziona.

Ci ha colpito il loro impegno pastorale, il loro essere dentro la realtà delle persone, del mondo, la loro capacità di leggere le situazioni e donare conforto. E’ uno stile missionario che ci ha catturato e che vorremmo riproporre nelle nostre relazioni di ogni giorno. Grazie Mario, grazie Raffaele vi sentiamo vicini nella preghiera che unisce, accomuna e insegna ad essere misericordiosi.