Tutti abbiamo bisogno di immagini per riflettere e pensare, elaborare il passato e sognare il domani. Specie in momenti come questi che introducono novità significative non solo nella vita del prete ma anche in quella della nostra Comunità Pastorale. Verrebbe spontaneo ricorrere alla figura del passaggio di testimone in una staffetta. Un’immagine indubbiamente efficace, che rischia tuttavia di ridurre entro i confini di due persone una vicenda dagli importanti risvolti comunitari. È poi corretto ricondurre ad una corsa il ministero del prete? E quale sarebbe il traguardo da raggiungere? Forse più efficace la metafora di un ricamo che ha bisogno di tempo perché altri fili possano annodarsi ai precedenti per continuare – in modo nuovo – la medesima tessitura. Un processo ben più lungo, ricco e fecondo del semplice, istantaneo passaggio di consegne da un prete ad un altro. In fin dei conti potremmo descrivere la vita di una Comunità Pastorale come un delicato e complicato intreccio di fili composti da religiosi e laici, assemblee domenicali, oratori e ambiti caritativi, vicini e lontani, giovani e adulti. Sapendo che ciascuno dei soggetti in questione è a sua volta figlio di mille altre trame. Basti pensare alle famiglie dei nostri paesi: in ogni casa si intrecciano passioni e delusioni, vicinanze e consolazioni, fatiche educative e ferite emotive. Vale anche per il prete, dove le amicizie si intrecciano con il delicato tema della fraternità sacerdotale. Un disegno dalle mille sfumature si va dunque intessendo tra un prete e la sua comunità. Un intrico di fili e nodi che prende forma e colore nel lento e tuttavia rapido trascorrere dei giorni: nodi di legami forti e solide collaborazioni, di amicizie profonde e affetti maturi. Ma anche nodi di questioni irrisolte, di sordi conflitti e palesi incomprensioni, di reciproche ferite e inevitabili amarezze. Fili di relazioni che durano nel tempo ed altri più esili disegnati dalle mille vicende con cui viene a contatto il ministero di un pastore. Dove importante non è il valore dei singoli fili, quanto il loro intreccio. L‘uscire di scena di un prete è come il venir meno di un filo: uno strappo mai indolore che chiede dunque di essere elaborato come occasione unica di crescita. Per tutti. Le modalità di un distacco possono così essere valorizzate come l’ultimo prezioso regalo con cui ci si congeda. Nella consolante consapevolezza che in fin dei conti otto intensi anni trascorsi insieme non si cancellano e che proprio una memoria grata continua ad alimentare il cammino di un prete e della Comunità Pastorale. Per certi versi anche l’inserirsi di un nuovo pastore non è mai un processo indolore. Chiede la pazienza di non fermarsi a impressioni superficiali, la disponibilità alla reciproca cordiale fiducia, la rinuncia ad antipatici confronti, la consapevolezza di dover attraversare inevitabili tensioni, lo sguardo libero di chi intuisce l’alba di giorni nuovi. Occorre invocare nella preghiera la grazia degli inizi. Abbondante e per tutti. Nella consapevolezza che il ricamo è un’arte che non può essere lasciata all’improvvisazione superficiale. Chiede intelligenza e cuore, si nutre di paziente umile dedizione e del coraggio di rimettersi in gioco. La prospettiva poi è sempre quella del Regno di Dio. Nella consapevolezza che in fin dei conti è Dio a ‘ricamare’ le pagine complicate del diario della nostra esistenza. Di questo straordinario arazzo noi ora vediamo solo il rovescio e così fatichiamo a intuire il disegno nascosto nei mille fili dai colori diversi e a volte persino contrastanti. Un giorno il Signore ci mostrerà il verso giusto e comprenderemo finalmente il significato profondo dell’amore e del dolore, del vivere e del morire. Saremo consolati nel vedere come il filo d’oro che tiene insieme la storia tortuosa e tribolata della nostra povera umanità è quello del perdono. Il Regno di Dio è già in mezzo a voi, dice Gesù nel Vangelo. Ed è presente quando versiamo balsamo di misericordia sulle ferite dei fratelli che accompagnano un tratto della nostra strada; è presente quando lo riceviamo in dono dalle persone che la Provvidenza ha posto sul nostro cammino. Davvero il perdono è un anticipo di paradiso.
Grazie di cuore, auguri e buon cammino a tutti.