Questa quarta Domenica di Avvento celebra l’ingresso di Gesù in Gerusalemme, con il volto del Mite: lui c’è, pur sapendo che proprio a partire da lì, le cose si faranno molto dure e aspre.
Ecco come ci viene spiegata in questo testo:
“La mitezza è uno dei tratti distintivi del compimento del cammino umano, del singolo come delle soggettività collettive. Un compimento che non è la morte, né un facile trionfo. Piuttosto l’essere miti riguarda la maturazione del modo di stare al mondo e, nel contempo, richiama implicitamente il trovarsi in situazioni tutt’altro che pacificate, situazioni di tensione che inclinerebbero naturalmente verso l’aggressività, lo scontro, la violenza, la punizione, la vendetta. L’idea stessa della mitezza dice il suo resistere al limite per aprire uno spazio inedito, il suo segnare una svolta.”
Gesù è mite perché sarà capace di aprire un varco nella violenza, nella cattiveria e addirittura nella morte.
Quest’oggi la nostra comunità esercita il dono della solidarietà e della fraternità con la possibilità di offrire e devolvere parte di ciò che si possiede a chi ha più bisogno e si trova in particolare di povertà. E’ occasione per pensare la nostra relazione con i poveri. E’ vero: i poveri sono aspri, sono testimonianza di una ingiustizia sociale, sono grido che urtano le orecchie nostre e di Dio. Occorre dare, ma ascoltando il grido perché rinasca una attenzione fraterna.
Ecco una proposta del nostro vescovo per decidere un uso del tempo rinnovato.
Decidere il tempo da dedicare al servizio degli altri, che si tratti dei ragazzi del catechismo o dei poveri, o della visita agli anziani, rende presenze affidabili, quelle su cui si può contare per quell’ora o per quel giorno. Si sa che loro ci sono, perciò si può confidare che il servizio sia reso e che i ragazzi o i poveri o gli anziani non siano abbandonati. La proposta di una “banca del tempo” è una possibilità promettente. Ciascuno e ogni comunità può promuovere iniziative costruttive, sapendo di poter contare su una collaborazione affidabile; ciascuno può formulare propositi di prestazioni volontarie realisticamente inserite negli impegni ordinari, senza temere che “se dai una mano, ti prendono il braccio”.