Riflessione

La sapienza della sete

La riflessione di don Mario per la seconda domenica di Quaresima ha al centro la figura della Samaritana.

Siamo entrati in Quaresima e ci troviamo anche noi vicini al pozzo di Giacobbe, dove Gesù incontra la samaritana. “Io ho bisogno di te” dice Gesù a questa donna. Inizia un dialogo bellissimoe molto profondo, quasi quanto un pozzo che contiene acqua freschissima. Ma bisogna andare in profondità…

Pe restare nel tema del nostro vescovo, possiamo dire così: bisogna correggerci per rompere quella patina di superficie che nascondo quello che abbiamo dentro. La correzione fraterna in una comunità è un esercizio che può ridare vitalità contro il rischio di continui fraintendimenti e di lasciare che le parole malevoli diffondano un clima pesante.

Ecco un altro passaggio del vescovo Mario:

La correzione nella comunità cristiana
Il tempo quaresimale può anche essere l’occasione per riflettere sull’opera educativa che la comunità e la predicazione svolgono in ordine alla correzione del popolo cristiano in nome di Dio.
Nella comunità cristiana la correzione ha la sua radice nell’amore, che vuole il bene dell’altro e degli altri. Non possiamo sopportare quella critica che non vuole correggere, ma corrodere la buona fama, la dignità delle persone; non possiamo sopportare quel modo di indicare errori e inadempienze che sfoga aggressività e risentimento.
Nel dibattito pubblico sono frequenti parole ingiuriose e toni sprezzanti che umiliano le persone, senza aiutare nessuno.
Nel linguaggio paradossale del Vangelo, Gesù mette in guardia dalla pretesa di giudicare i fratelli: «Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?» (Mt 7,3). Nello stesso tempo Gesù raccomanda la via della correzione fraterna per edificare la comunità nella benevolenza: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo» (Mt 18,15).
La correzione fraterna è una forma di carità delicata e preziosa. Dobbiamo essere grati a coloro che per amore del bene della comunità e del nostro bene ci ammoniscono. Tutti ne abbiamo bisogno: il vescovo, i preti, coloro che hanno responsabilità nella comunità e nella società. Credo che dobbiamo molta gratitudine a papa Francesco che in tante occasioni, con fermezza e parole incisive, invita a essere più docili allo Spirito e più coerenti con le esigenze del Vangelo. Ne abbiamo bisogno: confidiamo che ci siano fratelli e sorelle capaci di unire la franchezza con la benevolenza.
Abbiamo la responsabilità di aiutare i fratelli e le sorelle anche con la correzione, proposta con umiltà e dolcezza, ma insieme con lucidità e fermezza.
La correzione è un aspetto della relazione educativa che conosce nella nostra sensibilità contemporanea una evidente difficoltà, quasi un’allergia. Il difficile ruolo del genitore, un diffuso sentimento di inadeguatezza, un insieme di sensi di colpa, insomma fenomeni molto complessi inducono spesso genitori, educatori, adulti in genere a rinunciare all’intervento educativo, quando si tratta di correggere atteggiamenti sbagliati. D’altro lato, l’insofferenza istintiva di ragazzi e adolescenti rende frustrante l’opera educativa e mortifica la buona volontà.
Diventa così opportuno rivisitare il tema con una sapienza cristianamente ispirata, resa concreta e incoraggiante dalle esperienze e riflessioni di genitori, insegnanti, educatori e di psicologi e pedagogisti.