Riflessione

La Sapienza della fede di Abramo e dei suoi figli

Nella terza domenica di Quaresima, don Mario riprende con la sua riflessione la figura di Abramo protagonista delle letture domenicali

Celebriamo la terza Domenica di Quaresima con una felice coincidenza liturgica e pastorale. Da una parte la liturgia della Parola ci parla del dono della fede che ha avuto inizio con Abramo, “nostro padre nella fede” e che trova la sua piena rivelazione in Gesù e nella sua relazione filiale col Padre; dall’altra ecco il viaggio apostolico di Papa Francesco in Iraq, sui passi di Abramo, quasi per inseguirne le orme insieme agli altri fratelli delle grandi fedi monoteistiche. A partire da quella stessa radice di fede il Papa pregherà e intercederà perché siano avviati processi di pace e di riconciliazione.

Il Papa in Iraq: ripartire da Abramo per riconoscersi fratelli.

Guardando la situazione irachena, si tocca con mano la concretezza e il realismo delle parole che Francesco ha voluto scolpire nella sua ultima enciclica “Fratelli tutti”: “Non possiamo più pensare alla guerra come soluzione, dato che i rischi probabilmente saranno sempre superiori all’ipotetica utilità che le si attribuisce. Davanti a tale realtà, oggi è molto difficile sostenere i criteri razionali maturati in altri secoli per parlare di una possibile ‘guerra giusta’. Mai più la guerra!… Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male”.

Centinaia di migliaia di cristiani durante questi anni si sono visti costretti ad abbandonare le loro case per cercare rifugio all’estero. In una terra di prima evangelizzazione, la cui Chiesa antichissima ha origini risalenti alla predicazione apostolica, oggi i cristiani attendono la visita di Francesco come una boccata d’ossigeno. Il Papa da tempo aveva annunciato la sua volontà di recarsi in Iraq per confortarli, seguendo l’unica “geopolitica” che lo muove, cioè quella di manifestare prossimità a chi soffre e di favorire, con la sua presenza, processi di riconciliazione, di ricostruzione e di pace.

Per questo, nonostante i rischi legati alla pandemia e alla sicurezza, nonostante i recenti attentati, Francesco ha mantenuto finora in agenda questo appuntamento, deciso a non deludere tutti gli iracheni che lo attendono. Il cuore del primo viaggio internazionale dopo quindici mesi di blocco forzato a causa delle conseguenze del Covid-19, sarà l’appuntamento di Ur, nella città da cui partì il patriarca Abramo. Un’occasione per pregare insieme ai credenti di altre fedi religiose, in particolare musulmani, per ritrovare le ragioni di una convivenza tra fratelli, così da ricostruire un tessuto sociale oltre le fazioni e le etnie, e per lanciare un messaggio al Medio Oriente e al mondo intero.

Crediamo fermamente nell’importanza di questo gesto che papa Francesco sta compiendo in Nome di quell’unico Padre di Gesù, il quale ci ha detto: “Se credete, farete opere ancora più grandi delle mie”.