Riflessione

La sapienza dell’ora della risurrezione

Nel vangelo di Giovanni di questa V Domenica di Pasqua risuona una frase di Gesù che la sua stima e la sua benevolenza verso i suoi:

“…le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte.”

Accogliere le parole significa farle proprie e farle diventare vita. Oggi la parola che fatica a risuonare in noi è ‘risurrezione’. L’orizzonte si è come chiuso e ottenebrato; la speranza non attinge da queste parole di Gesù, il Vivente. Per questo il nostro vescovo ci invita con forza a squarciare tale orizzonte e lasciarsi rinvigorire dalla potenza del Risorto.

“L’annuncio della risurrezione che ci viene dal mistero pasquale è quanto mai di impopolare ci sia: è incomprensibile per la cultura del nostro tempo. 

La cultura contemporanea, almeno quella che si respira nel contesto europeo, mi sembra incline a escludere la risurrezione della carne dall’orizzonte del pensiero e dell’immaginazione. Mi sembra quindi che si possa dedurne che la speranza di vita eterna non trova casa in Europa: la risurrezione di Gesù e la promessa che ne viene suonano affermazioni incomprensibili e incredibili. Per conto mio, ne ricavo l’impressione che il ritorno di interesse per la spiritualità o addirittura la ricerca di Dio siano espressione di una ricerca di qualche forma di contributo per “stare bene con se stessi”.

Talora si ha l’impressione che i cristiani siano smarriti e timidi nel custodire questa differenza decisiva rispetto a coloro «che non hanno speranza» (1Ts 4,13). I cristiani sembra che siano più riconoscibili per una specie di malumore nei confronti del tempo in cui vivono, per un richiamo a precetti morali, invece che, in primo luogo, per il fatto che confessano lieti la risurrezione di Gesù, credono la risurrezione della carne e la vita eterna, sperano nella risurrezione con lui, per sé e per tutti.

Sento la responsabilità di fare quello che posso e invitare tutti a rinnovare l’annuncio della risurrezione e la testimonianza nella nostra fede nel Crocifisso risorto.” (Vescovo Mario)

Dentro le pieghe della nostra vita fatta di alti e bassi ciò che ci conforta e ci sostiene è una grande certezza: “Erano tuoi e li hai dati a me.” Queste sono le parole che Gesù rivolge nella sua preghiera al Padre. Nella preghiera ridiciamole, nell’ora delle nostre fatiche facciamole nostre: non ci sentiremo senza speranza.