Siamo giunti alla sesta settimana di Pasqua e ci prepariamo a viere la Festa dell’Ascensione. Ecco cosa ci propone il nostro vescovo:
“Quando mi chiedo perché il papà e la mamma si sono sentiti inadeguati all’educazione cristiana dei loro figli, perché il testimone si è intimidito, perché il maestro si è confuso, perché l’apostolo si è stancato, perché i cristiani si sono omologati allo stile mondano, non sono portato a rimproverare le sorelle e i fratelli o me stesso, a cercare colpevoli o a denunciare l’arroganza delle potenze mondane, dei principati e delle potestà. Piuttosto sono convinto che siamo chiamati a essere più docili allo Spirito Santo e a ricevere da lui fortezza e pace per perseverare nella testimonianza del Risorto.
Rimane sempre il comandamento di Gesù: «Voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto» (Lc 24,49). La missione, la “Chiesa in uscita”, la fortezza dei martiri, la sapienza dei maestri, la perseveranza nell’opera educativa non sono frutto di un volontarismo più tenace, di un gusto più temerario per affrontare le sfide. Piuttosto la missione in tutte le sue forme è frutto della docilità allo Spirito. Perciò rinnovo l’invito a vivere i cinquanta giorni del tempo pasquale come i giorni del Cenacolo: «Salirono nella stanza al piano superiore, dove erano soliti riunirsi […]. Tutti questi erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui» (At 1,13.14). Con questa immagine della prima comunità raccolta in preghiera intendo richiamare la dimensione contemplativa della vita, quel tempo dedicato all’ascolto della Parola di Dio, delle confidenze di Maria, madre di Gesù, perché la nostra vita sia rivestita della potenza che viene dall’alto. Per portare a compimento la nostra vocazione, infatti, abbiamo bisogno non di una forza che ci garantisce risultati, ma di una conformazione allo stile di Gesù, della fortezza nella coerenza, della fedeltà fino alla fine.”