In questi giorni ho avuto diversi incontri per programmare la ripartenza dei percorsi della catechesi per le classi medie e superiori.
In tanti genitori mi hanno telefonato o incontrato di persona. Qualcuno per strada o al bar, o in chiesa…
La preoccupazione era la stessa: dobbiamo fare qualcosa per attirare, soprattutto i giovani di nuovo in chiesa o in oratorio.
Questa preoccupazione spesso mi veniva alla mente prima di andare a dormire la sera. Una preoccupazione ormai costante nelle mie giornate.
Ma allo stesso tempo mi domandavo: “Un giovane che vede le nostre parrocchie, noi adulti, che cosa pensa? Gli viene voglia di partecipare? Siamo noi per primi così desiderosi di Dio, da farlo desiderare anche ad altri?
Siamo credibili noi per primi, con i nostri figli, facciamo veder loro una certezza che accompagna la nostra vita?
A volte noi adulti abbiamo uno spirito di “parcheggio”, viviamo parcheggiati, senza questo slancio del desiderio che ci porta più avanti. Ci fa bene chiederci: a che punto siamo nel viaggio della fede? Non siamo da troppo tempo bloccati, parcheggiati dentro una religione convenzionale, esteriore, formale, che non scalda più il cuore e non cambia la vita? Le nostre parole e i nostri riti innescano nel cuore della gente il desiderio di muoversi incontro a Dio oppure sono “lingua morta”, che parla solo di sé stessa e a sé stessa?
È triste quando una parrocchia non desidera più e, stanca, si trascina nel gestire le cose invece che lasciarsi spiazzare da Gesù, dalla gioia dirompente e scomodante del Vangelo. È triste quando anche noi sacerdoti, chiusa la porta del desiderio, cadiamo nel funzionalismo.
La crisi della fede, nella nostra vita e nelle nostre società, ha anche a che fare con la scomparsa del desiderio di Dio. Ha a che fare con il sonno dello spirito, con l’abitudine ad accontentarci di vivere alla giornata, senza interrogarci su che cosa Dio vuole da noi. Ci siamo ripiegati troppo sulle mappe della terra e ci siamo scordati di alzare lo sguardo verso il Cielo; siamo sazi di tante cose, ma privi della nostalgia di ciò che ci manca. Nostalgia di Dio.
Ce lo ricorda anche papa Francesco quando afferma: “Ci siamo fissati sui bisogni, su ciò che mangeremo e di cui ci vestiremo, lasciando evaporare l’anelito per ciò che va oltre. E ci troviamo nella bulimia di comunità che hanno tutto e spesso non sentono più niente nel cuore. Persone chiuse, comunità chiuse, vescovi chiusi, preti chiusi, consacrati chiusi. Perché la mancanza di desiderio porta alla tristezza, all’indifferenza. Comunità tristi, preti tristi, vescovi tristi”
Domandiamoci noi adulti delle nostre parrocchie: come va il viaggio della mia fede? È una domanda che oggi possiamo farci, ognuno di noi. Come va il viaggio della mia fede? È parcheggiata o è in cammino? La fede, per partire e ripartire, ha bisogno di essere innescata dal desiderio, di mettersi in gioco nell’avventura di una relazione viva e vivace con Dio. Ma il mio cuore è ancora animato dal desiderio di Dio? O lascio che l’abitudine e le delusioni lo spengano?
E’ ora di farsi queste domande. Oggi è il giorno per ritornare ad alimentare il desiderio.
Senza un nostro vero desiderio di Dio a chi mai faremo venire la voglia di venire in chiesa?