martedì 23 Aprile 2024

La serietà della fede

Il messaggio di don Claudio per la terza domenica di Quaresima.

Dobbiamo tornare ad una serietà della nostra fede. Ne sono sempre più convinto. E’ la strada maestra. Guardare al sodo, alle cose davvero importanti.
Altrimenti ci perdiamo in sciocchezze. Rischiamo che le nostre sensibilità, anche riguardo la chiesa, abbiano il sopravvento. E tutto allora rischi di diventare ideologia.

Dobbiamo ripartire con una nuova serietà. La Santa Quaresima ci aiuta in questo!

Sappiamo di essere davvero un piccolo resto. Benedetto XVI ce lo ha lasciato scritto: la Chiesa è sempre più piccola e povera. Siamo sempre meno, siamo vecchi e pochi. Eppure anche per i primi cristiani era così: Vivere da cristiani in un mondo non cristiano

I cristiani delle origini hanno realizzato due condizioni, e rimanendo fedeli fino all’eroismo a quelle hanno cambiato la faccia della terra.

Innanzitutto sono stati DENTRO al mondo, per essere sale e lievito, che sono parte della pasta, si perdono dentro la pasta e la cambiano. E poi, seconda condizione, hanno conservato sempre una lucida capacità di GIUDIZIO. Questo è chiesto anche a noi. E questo può avvenire solo se stiamo attaccati come cozze al Signore, alla roccia. Davanti a ogni cosa guardare con lo sguardo di Dio. Ogni evento del mondo ma anche ogni nostro pensiero ed emozione.

Leggevo in questi giorni un libretto di Costanza Miriano la quale dice: “La parola fede ha la stessa radice di roccia in ebraico. Suona come “roccità”. I primi cristiani si comportavano come se Gesù fosse una persona viva in mezzo a loro. Il fatto è che noi ci crediamo realmente. Non è questione di valori o tradizione. O meglio la tradizione ci conferma, e grazie al deposito ricevuto noi possiamo dire che la Chiesa ci permette l’accesso all’inaccessibile, cioè a Dio, attraverso i sacramenti e attraverso la mediazione dei sacerdoti: quello che ci permette, però, e non dobbiamo mai dimenticarlo, è l’incontro con una persona viva e vera, che parla a me oggi, nella mia vita.

Se saremo attaccati a Dio, dentro la Chiesa – nonostante le sue povertà evidentissime – se saremo innamorati davvero di questa persona viva e vera, allora non avremo bisogno di convincere nessuno. Anzi a me a volte viene da essere un po’ gelosa di Gesù. Non lo vorrei presentare proprio a tutti per timore che non lo apprezzino (ma su questo lui non è d’accordo, lo so). Saranno gli altri a inseguirci, a chiederci quale sia il nostro pusher.”

Quindi la domanda diventa: siamo attaccati a nostro Signore nella chiesa o alle nostre idee??

don Claudio Robbiati

don Claudio Robbiati