giovedì 25 Aprile 2024
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L’amore dei nemici

La catechista dei ragazzi/e di V elementare Tiziana, appartenente all'ordine francescano secolare, offre una riflessione sul modo con cui san Francesco favorì la pace al suo tempo, offrendo una fonte di ispirazione per l'oggi, come si vedrà leggendo la riflessione proposta.

Nella nona delle «Ammonizioni» da lui scritte, san Francesco inizia a parlare del nemico, trattandolo in tutte le sue declinazioni; in questa Ammonizione, tratta dell’amore di benevolenza come antidoto all’odio, evoca innanzi tutto l’amore di Dio, poi anche l’amore del prossimo. Francesco riconosce che i suoi frati dovranno affrontare inevitabili sofferenze. Questo nemico è reale, personale e visibile, ma concerne anche la fraternità che ne fa esperienza. La Regola non bollata, cioè la prima regola scritta dei Frati Minori, sviluppa questo avvertimento:

«O frati tutti, riflettiamo attentamente che il Signore dice: “Amate i vostri nemici e fate del bene a quelli che vi odiano”: infatti il Signore nostro Gesù Cristo, del quale dobbiamo seguire le orme, chiamò amico il suo traditore e si offrì spontaneamente ai suoi crocifissori. Sono dunque nostri amici tutti coloro che ingiustamente ci infliggono tribolazioni e angustie, vergogna e ingiurie, dolori e sofferenze, martirio e morte, e li dobbiamo amare molto perché, a motivo di ciò che essi ci infliggono, abbiamo la vita eterna».

Francesco denuncia l’ingiustizia causata dal nemico e il rischio che ogni frate corre, cioè quello di turbarsi per questa ingiustizia. Davanti ad ogni situazione esterna di contestazione, invita ad interiorizzare la prova, a prendere il tempo per lasciarsi trasformare. Le armi di Francesco sono la mansuetudine, la sincerità, il dialogo; segni parlanti dell’amore verso i nemici e verso tutti coloro che sono causa di tribolazione.

La motivazione del dialogo non si basa sull’avere o meno ragione, ma sulla forza dell’amore che non conosce altri strumenti al di fuori della pace e della misericordia, che desidera riconoscere la presenza di Dio anche oltre i confini della confessione del proprio credo. Le dispute e le controversie non gli sembrano gli strumenti idonei per stabilire – ad esempio – una relazione con i musulmani. Quando si vuole sottolineare l’aspetto pacificatore dell’esperienza di Francesco, uno degli episodi che spontaneamente vengono alla memoria è l’incontro con il sultano Malik al-Kamil. Bisogna dire, a tal riguardo, che lo scopo della partenza per Damietta (città dell’Egitto dove era di stanza la Crociata) non era quella di un dialogo così come maturò poi al ritorno dal viaggio in Oriente, un dialogo reso possibile dalla inaspettata cortesia del sultano, una cortesia che rovesciò le aspettative di Francesco e che provocherà in lui un cambiamento che lo porterà a scrivere il noto cap. XVI della Regola non bollata, quello che inizia con la citazione evangelica: «Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi…». Il suo progetto iniziale di fronte sultano, prevedeva di iniziare evitando di offendere l’altro, cercando invece di stabilire legami di amicizia e di fiducia. Il sogno della fraternità universale lo colloca di fronte al mondo con uno sguardo profetico, grazie all’assoluto rispetto dell’altro che costituisce una delle sue grandi virtù. La visione di Francesco appare come radicalmente nuova: visione però non facile da comprendere, persino dai suoi stessi frati. Infatti nei diversi racconti della visita al sultano riportati dalle agiografie dell’epoca, vengono messi in risalto soprattutto il coraggio e l’audacia di Francesco, più che la sua umiltà e il suo spirito di pace. Vale la pena ribadire, però, che il sopracitato cap. XVI inizia così: «Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi…».

E a proposito di lupi non possiamo non dire due parole sul fioretto del lupo di Gubbio. È la storia di un conflitto-tipo tra due parti in lite per il quale viene chiesta la mediazione di Francesco. Le sue armi sono il dialogo e l’incontro. La sua offerta di fraternità pone al centro Dio: da Francesco impariamo che tutti veniamo dall’unico creatore che è nostro Padre perciò siamo tutti fratelli.

Quando riesci a tornare alla mansuetudine e all’innocenza perduta, allora si compie il miracolo della fraternità; senza fraternità e riconciliazione non sarebbe stato possibile ammansire il lupo. Francesco ha favorito la ricerca e il ristabilimento dell’equilibrio perduto aiutando i nemici a tendersi la mano, offrendo la pace che nasce dal superamento della paura, la pace che fiorisce dalla riconciliazione e dal riconoscimento dell’altro come fratello.

Tiziana Magliaro