La Risurrezione di Cristo va annunciata senza timore! E’ l’evento che dà significato a tutto l’agire umano, dalla nascita alla morte, ogni giorno, in ogni istante della vita. E’ la pretesa su cui si fonda tutta la storia della chiesa, ma spesso proprio la chiesa purtroppo in alcuni pastori parla di altro…
Vi propongo un articolo di qualche mese fa in cui la giornalista Miriano parlava di risurrezione…
Alla luce della Pasqua appena celebrata le sue parole riprendono concretezza.
“A volte è prezioso capire cosa gli altri pensano di noi, è una cosa che ci può aprire gli occhi. È vero, siamo ciechi su noi stessi, e la verità ce la dice solo Dio, ma è vero anche che a volte le persone che incontriamo possono farci fare un passetto in avanti. Capire come stiamo messi a volte è piacevole, altre no. Qualche tempo fa per esempio ho letto un editoriale di Antonio Polito, che aveva partecipato al funerale di Francesco, figlio di colleghi del Corriere della Sera, travolto da un’auto a diciannove anni mentre camminava sul marcia-piede con un amico. In quella chiesa Polito ha fatto un frontale con la Risurrezione.
Già, perché il sacerdote a Messa ha detto le uniche parole che fosse sensato dire, e ha annunciato Gesù Cristo morto e risorto per aprirci le porte della vita. Lui quelle parole le ha ascoltate, che non è poco, e ha avuto l’onestà intellettuale di riconoscerle e scriverne. Poi però ha chiosato: «Che guaio che il messaggio cristiano si sia così indebolito nella nostra Italia…». Il mio primo istinto, come quando ti toccano la mamma (che solo tu puoi criticare), è stato quello di ribattere piccata che sacerdoti che annunciano la risurrezione – e anche laici, a dire il vero – ne conosco a manciate.
Poi però mio marito, mentre infervorata partivo per la crociata a difesa della Chiesa, mi ha fatto notare che probabilmente tendo, tendiamo a frequentare sacerdoti ai quali riconosciamo questo dono, una fede profonda e seriamente vissuta. Insomma scegliamo un po’ quelli che, come ci diciamo tra noi in famiglia, corrispondono al criterio: «Quel prete è bravo, è cattolico».
Effettivamente dobbiamo dare atto al collega del Corriere, che pure per sua ammissione non frequenta spesso le Messe, del fatto che i sacerdoti che parlano di tutto sub specie aeternitatis, dal punto di vista dell’eternità, non sono proprio tutti tutti.
Il cattolicesimo è abbastanza spesso proposto soprattutto come qualcosa che può migliorare il mondo, che ci può aiutare a vivere meglio, al pari di altre confessioni, perché tutte toccate da una scintilla di luce della verità.
La Chiesa però, quella celeste, quella immaculata ex maculatis, è un’altra cosa.
È l’unica possibilità che abbiamo di entrare in contatto con Dio, attraverso Gesù Cristo e i sacramenti che Lui ha consegnato solo ed esclusivamente alla sua Sposa, e di avere la vita eterna.
Perché al di là di tutti i problemi, le emergenze climatiche, l’inclusione e la sostenibilità, l’unico vero problema che abbiamo tutti è la morte. E l’unica vera risposta la dà Cristo.
Non dimentichiamolo, e aiutiamo i nostri sacerdoti a non avere paura di essere poco inclusivi e dialoganti: ditelo a pieni polmoni, cari figli prediletti, che la vita eterna c’è, e che la Chiesa ne ha le chiavi!
Don Claudio