Un amico sacerdote ha condiviso con me questa riflessione proposta sulle pagine di una rivista cattolica. la propongo anche a voi in questi giorni di Novena.
“Da qualche giorno mi frullava in testa l’idea di fare non una lista con i regali da chiedere a Gesù Bambino, ma una di quelli ricevuti, che sono proprio tantissimi, non solo adesso e non solo a Natale, ma tutta la vita. Più punto lo zoom sulle grazie che ho ricevuto, più ne vedo.
Se ringraziassimo Gesù per tutto ciò che abbiamo…
Cominci l’elenco e te ne viene in mente un’altra. È come un pozzo senza fondo. Mio marito mi ha parlato prima delle 7.42 di mattina, il che è già una notizia grossa. Abbiamo il latte per la colazione, il gas per scaldarlo, i biscotti da mangiare, ci siamo svegliati vivi in un letto caldo dentro una casa che sta in piedi. Abbiamo un lavoro e delle scuole dove andare. Non ho ancora messo i piedi per terra che ho già sette, otto grazie di cui rallegrarmi. È una sorta di allenamento dell’anima, ci si educa a vedere quanto si è ricevuto e si zittisce radio Satana, che da dentro mormora in continuazione, non gli sta mai bene niente, e cerca di rovinarti tutto (vedi la casa come è in disordine? Vedi quanto è silenzioso tuo marito? Ma ci pensi che dovrai correre come una pazza fino a sera, non finirai la metà delle cose che devi fare, e non avrai neanche nulla da mettere?).
I problemi ci sembrano enormi… ma per quanto dolore ci tocchi, dobbiamo rinnovare la certezza che siamo venuti alla vita, noi e non un altro, noi siamo stati voluti.
… non ci resterebbe tempo per pensare a ciò che ci manca
Ti svegli, apri gli occhi e ci vedi, o almeno il tuo cuore batte, respiri e dunque oggi ancora hai tempo di convertirti a Dio. Puoi volere bene a qualcuno, puoi rendere più bella o più lieve o meno dolorosa la vita di un’altra persona. E se non hai nessuno da amare, puoi raccogliere una cartaccia da terra, puoi offrire una fatica che stai facendo, puoi accogliere una sofferenza senza lamentarti. Soprattutto, puoi pregare. Ecco, pregare. Volevo dire che in questo tempo ho sperimentato la potenza della preghiera: il fatto è che noi non ci crediamo, e non ci decidiamo a chiedere con convinzione. È ovvio che la preghiera non è una cosa magica, e Dio non è un juke box. Lui ci dà il meglio per noi, che non sempre coincide con quanto chiediamo, ma io per esempio non sempre chiedo, non abbastanza. P erò Dio vuole che chiediamo, nel vangelo lo dimostra a ogni pagina: Gesù accorda le grazie a chi gliele chiede, perché lui vuole educarci a essere figli, e i figli chiedono ai genitori. Non è vero che lui sa di cosa abbiamo bisogno, e quindi non serve chiedere. Lui sa, ma desidera che chiediamo, perché senza il nostro consenso non interviene nella nostra vita, non viene a violare la nostra libertà, che è sacra per lui”.
Se ringraziassimo Gesù per tutto ciò che abbiamo, non ci resterebbe tempo per pensare a ciò che ci manca. Invito tutto a vivere la novena di Natale con questo atteggiamento!