Convocati per la costruzione.
Appassionati all’opera comune, siano convocati per costruire. La Chiesa resta ancora un edificio in costruzione. La Chiesa non è una roccaforte costruita per difendersi dall’assalto dei nemici: la difende il Signore, fosse pure una tenda esposta alle tempeste del deserto o una barca che deve attraversare la burrasca del mare. La Chiesa non è un rifugio tranquillo che non si lascia raggiungere dalle inquietudini della storia. La Chiesa, secondo l’immagine di Paolo, è un’impresa ancora da compiere. Siamo quindi convocati per l’impresa di costruire il tempio di Dio che è il popolo cristiano. La gente convocata per l’impresa è gente che ha stima di sé, vive una specie di fierezza dell’obbedienza e della docilità: non si vanta per essere stata convocata, ma si rallegra di essere stata stimata degna di collaborare con Dio. La gente convocata per l’impresa è gente che non si lascia scoraggiare dalle difficoltà, non si lascia amareggiare dalle critiche, non si lascia spazientire dal tanto tempo che la pazienza di Dio prevede per completare l’opera. È gente operosa e lieta, efficiente e paziente, aborrisce le chiacchiere, ma ascolta anche le critiche, è gente fiduciosa senza essere ingenua, è gente coraggiosa senza essere temeraria, è gente prudente, senza essere pavida.
State attenti a come costruite!
Ma l’avvertimento di Paolo non si può ascoltare con leggerezza. Non ogni collaborazione è costruttiva, non ogni impegno è illuminato, non ogni buona intenzione è utile all’impresa. Paolo propone una esemplificazione immaginifica per dare concretezza al suo avvertimento. La paglia, il fieno non sono buoni materiali di costruzione. Forse iniziative ed eventi si rivelano fuochi di paglia, si rivelano contributi troppo precari, materiali troppo inadeguati per edificare il tempio di Dio. Talora i calendari delle comunità sono congestionati da molta paglia e da molto fieno che si ripropone con una specie di inerzia di anno in anno: ma poi resta qualche cosa? L’oro, l’argento, le pietre preziose non sono buoni materiali di costruzione. Abbelliscono con una ricchezza che è anche uno sperpero, sono più esibizione di sfarzo che costruzione gradita a Dio. Forse il gusto per il grandioso, l’ossessione per i numeri, il tributo eccessivo alla rinomanza e alla gloria mondana orientano alcuni momenti della vita di una comunità, impegnano molte risorse, suscitano anche molta meraviglia: ma è così che Dio vuole il suo tempio?
Come si costruisce il tempio di Dio.
Appassionati all’impresa siamo richiamati a collaborare all’opera che il Signore sta compiendo. E ne riceviamo indicazioni dalla parola che abbiamo ascoltato e dalla solennità che celebriamo. Gesù constata il fallimento della sua missione presso i Giudei e offre le indicazioni essenziali per costruire. Costruite sul rapporto personale con Gesù: le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Gesù non sembra tanto preoccupato dell’organizzazione e delle iniziative, ma di un rapporto di conoscenza e di sequela, di condivisione di vita e di pensieri. L’indicazione del cammino è quindi chiara ed esigente: dobbiamo seguire Gesù.