Quest’oggi, ultima domenica dell’Anno liturgico, si celebra la solennità di Cristo Re dell’universo. Fin dall’annuncio della sua nascita, il Figlio unigenito del Padre, nato dalla Vergine Maria, viene definito “re”, nel senso messianico, cioè erede del trono di Davide, secondo le promesse dei profeti, per un regno che non avrà fine
La regalità di Cristo rimase del tutto nascosta, fino ai suoi trent’anni, trascorsi in un’esistenza ordinaria a Nazaret. Poi, durante la vita pubblica, Gesù inaugurò il nuovo Regno, che “non è di questo mondo” (Gv 18,36), ed alla fine lo realizzò pienamente con la sua morte e risurrezione.
Apparendo risorto agli Apostoli disse: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra” (Mt 28,18): questo potere scaturisce dall’amore, che Dio ha manifestato in pienezza nel sacrificio del suo Figlio.
Il Regno di Cristo è dono offerto agli uomini di ogni tempo, perché chiunque crede nel Verbo incarnato “non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16). Per questo, proprio nell’ultimo Libro della Bibbia, l’Apocalisse, Egli proclama: “Io sono l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine” (Ap 22,13).
“Cristo alfa e omega”, il Signore è il fine della storia umana, il punto focale dei desideri della storia e della civiltà, il centro del genere umano, la gioia d’ogni cuore, la pienezza delle loro aspirazioni”.
E’ questa la missione della Chiesa ieri, oggi e sempre: annunciare e testimoniare Cristo, perché l’uomo, ogni uomo possa realizzare pienamente la sua vocazione.
La Vergine Maria, che Dio ha associato in modo singolare alla regalità del suo Figlio, ci ottenga di accoglierlo come Signore della nostra vita, per cooperare fedelmente all’avvento del suo Regno di amore, di giustizia e di pace.