6 aprile

Credi tu questo?

Il messaggio di don Claudio per la V domenica di Quaresima

Vi propongo un Angelus di Papa Benedetto XVI  e un piccolo testo di Don Luigi Epicoco che ci introducono in questa V settimana di Quaresima

Nel nostro itinerario quaresimale siamo giunti alla Quinta Domenica, caratterizzata dal Van gelo della risurrezione di Lazzaro. Si tratta dell’ultimo grande “segno” compiuto da Gesù, dopo il quale i sommi sacerdoti riunirono il Sinedrio e deliberarono di ucciderlo…

Questa pagina evangelica mostra Gesù quale vero Uomo e vero Dio. Anzitutto l’evangelista insiste sulla sua amicizia con Lazzaro e le sorelle Marta e Maria.

Egli sottolinea che a loro “Gesù voleva molto bene”, e per questo volle compiere il grande prodigio. “Il nostro amico Lazzaro s’è addormentato, ma io vado a svegliarlo” – così parlò ai discepoli, esprimendo con la metafora del sonno il punto di vista di Dio sulla morte fisica: Dio la vede appunto come un sonno, da cui ci può risvegliare.

Questa signoria sulla morte non impedì a Gesù di provare sincera com-passione per il dolore del distacco. Vedendo piangere Marta e Maria e quanti erano venuti a consolarle, anche Gesù “si commosse profondamente, si turbò” e infine “scoppiò in pianto” .

Il cuore di Cristo è divino-umano: in Lui Dio e Uomo si sono perfettamente incontrati, senza separazione e senza confusione. Egli è l’immagine, anzi, l’incarnazione del Dio che è amore, misericordia, tenerezza paterna e materna, del Dio che è Vita. Perciò dichiarò solennemente a Marta: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno”. E aggiunse: “Credi tu questo?” (Gv 11,25-26). Una domanda che Gesù rivolge ad ognuno di noi; una domanda che certamente ci supera, supera la nostra capacità di comprendere, e ci chiede di affidarci a Lui, come Lui si è affidato al Padre. Esemplare è la risposta di Marta: “Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo”

Sì, o Signore! Anche noi crediamo, malgrado i nostri dubbi e le nostre oscurità; crediamo in Te, perché Tu hai parole di vita eterna; vogliamo credere in Te, che ci doni una speranza affidabile di vita oltre la vita, di vita autentica e piena nel tuo Regno di luce e di pace.

Benedetto XVI

C’è una cosa che colpisce nell’episodio della resurrezione di Lazzaro, e mi dispiace dirlo ma non è la sua resurrezione quanto invece la capacità di Gesù di saper piangere per il suo amico: “Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse: «Togliete la pietra!»”. La compassione è ciò che rende Gesù davvero il Figlio di Dio. È solo a partire da questa compassione che Egli può essere riconosciuto come tale. Il fatto di avere anche il potere di resuscitare è solo la pienezza di questa cosa meravigliosa che è la sua compassione. Ognuno di noi non deve chiedersi se riesce a resuscitare i morti ma se è capace di compassione. Se coltiviamo la compassione allora lì opera la potenza di Dio e proprio per questo Egli ci comanda di togliere le pietre della rassegnazione dalla vita degli altri. Ma per poter far questo, dobbiamo lasciarci raggiungere dalla Sua voce, quella stessa voce che grida “«Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare»”. Siamo noi quelli che molto spesso viviamo con le mani e i piedi legati, e abbiamo davanti agli occhi un pregiudizio che ci impedisce di vedere le cose nella loro verità. Incontrare Gesù significa incontrare Chi ha il potere di liberarci e lasciarci andare.

Don Luigi Epicoco

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