Vi propongo una riflessione di don Cristian Langa per guardare con gli occhi della fede anche la morte di Papa Francesco
Ora che Papa Francesco ha varcato la Porta santa della vita verso l’eternità, credo sia importante per tutti i fedeli cattolici (e non solo) non perdere di vista l’essenziale, che in questi momenti può facilmente smarrirsi tra emozioni, sentimenti, ricordi, preferenze, apprez zamenti, critiche o tentazioni di giudizi affrettati (di assoluzione o di condanna).
L’essenziale è l’anima che non ha prezzo. L’anima del Papa è chiamata alla salvezza e ora si trova davanti al suo Signore, incapace di fare qualcosa per sé stessa. E, forse sorprendentemente, diventa essenziale e prezioso, per quanto ci riguarda, ciò che possiamo fare noi per quest’anima, accompagnandola con la preghiera d’ intercessione e non è poco. Per quanto poco sia, messo nella mano del Signore, si moltiplica. Ed è bene ricordare che la preghiera non è un premio che diamo a qualcuno che riteniamo meritevole, né il suo rifiuto è una punizione per qualcuno che riteniamo immeritevole. Invece è una supplica al Signore, che ci rende simili a Lui (quando ha pregato, ad esempio, per l’amico morto Lazzaro o, sulla croce, per coloro che non erano suoi amici), mentre il rifiuto di questa supplica ci rende invece dissimili da Lui.
Ecco perché vi chiedo e vi esorto all’…essenziale, a pregare per l’anima di Papa Francesco, sia individualmente che nella forma che assicura l’adesione di Dio alla nostra preghiera: dove due o tre sono riuniti nel mio nome, sono anch’io lì in mezzo a loro. È noto che l’Ottava di Pasqua non è povera di grazie, soprattutto per coloro che varcano la soglia dell’aldilà, quindi non siamo timidi o tirchi nel chiedere il meglio per la sua anima!
Alcuni pensieri di Papa Francesco sulla morte credo siano preferibili alle tribune che ci invitano a ridurre la vita di un uomo alle sue colpe o alle sue ispirazioni, alle parole o ai gesti in cui ci ritroviamo o da cui ci dissociamo, per cui, alla fine, tendiamo ad essere noi… l’unità di misura della qualità di chi ci ha lasciato. Lasciamo al Signore questo sguardo, perché avremo tutti da guadagnare di più…
Per un cristiano, la buona morte è un’esperienza della misericordia di Dio, che si avvicina a noi anche nell’ultimo istante della nostra vita.
Il pensiero della morte non è una brutta fantasia, è una realtà. Che sia brutta o meno, dipende da me, dal mio modo di pensarla, ma ci sarà, e ci sarà l’incontro con il Signore: questa sarà la bellezza della morte, sarà l’incontro con il Signore, Lui ci verrà incontro.
La morte fa emergere la nostra vita. Ci fa scoprire che i nostri atti di orgoglio, di rabbia e di odio erano vanità, pura vanità, ci rendiamo conto con rammarico che non abbiamo amato abbastanza e che non abbiamo cercato l’essenziale. E, al contrario, vediamo ciò che di veramente buono abbiamo seminato: gli affetti per i quali ci siamo sacrificati e che ora ci tengono per mano. Gesù ha illuminato il mistero della nostra morte. Sentiamo Gesù molto vicino, nostro fratello. …
Siamo tutti piccoli e impotenti davanti al mistero della morte. Eppure che grazia se in quel momento manteniamo la fiamma della fede nel nostro cuore! Gesù ci prenderà per mano…
Pensiamo ciascuno alla propria morte e immaginiamo il momento in cui Gesù ci prenderà per mano e ci dirà: Vieni, vieni con me, alzati. Lì la speranza finirà e sarà la realtà, la realtà della vita. Pensateci: Gesù stesso verrà da ciascuno di noi e ci prenderà per mano, con la sua tenerezza, con la sua dolcezza, con il suo amore.
Così anche la morte di Francesco aiuti ciascuno di noi a guardare all’essenziale della propria vita