Riflessione

La sapienza del buon bicchiere di vino

La riflessione di don Mario nella seconda domenica dopo l'Epifania durante la quale la liturgia ci ricorda l'episodio delle nozze di Cana

Dopo l’incontro al Giordano, ecco che ritroviamo Gesù a Cana di Galilea. Ora il contesto è quello della festa e del convivio nuziale. La madre si accorge che viene a mancare il vino. Fuori casa ci sono delle anfore, ma sono vuote: normalmente venivano usate per la purificazione. Con Gesù si riempiono di vino: il cuore ha bisogno della gioia del Vangelo. 

Eccone il senso:

“E sia chiaro allora per tutti, che da ora in avanti non sarà il gelo a raccontare Dio. Sarà l’amore, sarà il banchetto a raccontarlo. E a cantarlo! E questa diventa notizia buona. Da ricordare. Perché dà inizio a una mutazione. Senza però fraintendere: non vorrei che, parlando dell’acqua mutata in vino, sminuissimo in qualche misura, fino a renderlo irrilevante, il valore dell’acqua. Il comando di Gesù, dopo che la madre gli ebbe detto: ”Non hanno vino”, fu: “Riempite d’acqua le anfore”. E le riempirono fino all’orlo. E allora se ciò che ti è possibile è portare acqua, semplicemente l’acqua, sappi che è un dono prezioso, mettila a disposizione, metti quello che puoi! Poi toccherà a lui, il Signore, trasfigurarla in vino, in ebbrezza, in ebbrezza di amore e di gioia.”

Questo va distribuito, magari in piccole dose, ma va fatto. Poi ce ne sarà dell’altro, più avanti e quello sarà l’ultimo, quello definitivo:  è il vino distillato sulla croce di Gesù. E quello andrà bevuto goccia dopo goccia. In ogni goccia è contenuto l’amore perduto di Dio per noi.

Il nostro vescovo ci richiama a farci servi di questo vino della festa:

“Decidere il tempo da dedicare al servizio degli altri, che si tratti dei ragazzi del catechismo o dei poveri, o della visita agli anziani, rende presenze affidabili, quelle su cui si può contare per quell’ora o per quel giorno. Si sa che loro ci sono, perciò si può confidare che il servizio sia reso e che i ragazzi o i poveri o gli anziani non siano abbandonati.”