domenica 19 Maggio 2024
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Riflessione

La sapienza della fede: camminare verso l’altro

La riflessione di don Mario per la quarta domenica di Quaredima

Siamo giunti alla quarta Domenica di Quaresima e ci imbattiamo nella splendida figura del cieco che sulla sua strada incontra Gesù. La sua disponibilità ad ‘obbedire’ alla Parola ascoltata lo farà diventare non solo (e tanto!) un uomo guarito, ma soprattutto un uomo di fede nel Figlio dell’uomo.

Come la fede diventa una reale possibilità di incontro e di conoscenza ce lo attesta questo articolo del vescovo di Palermo a commento del recente viaggio di Papa Francesco in Iraq.

“Il viaggio di papa Francesco in Iraq può essere letto sotto diversi profili. Si è detto che si tratta di un viaggio storico, ed è certamente vero, ma si rischia di non capirlo fino in fondo se si dà all’aggettivo “storico” un senso superficialmente mediatico. Voglio dire che, almeno dal mio punto di vista, il primo orizzonte da cui guardare ai giorni iracheni del Papa è quello della fede.
Si è parlato di Abramo. È vero: la componente abramitica di questo viaggio è fondamentale. Ma si tratta di una prossimità ad Abramo intimamente connessa all’esistenza stessa del Santo Padre. Abramo c’entra anzitutto perché il viaggio di Francesco è stato un atto di fede, un modo di esprimere il proprio essere da parte di un uomo che ha fatto della semplicità dell’Evangelo la stella polare del suo ministero romano. Questo viaggio dice insomma la fede del Papa, la sua apertura al rischio, la sua convinzione che bisogna mettersi in gioco radicalmente, soprattutto oggi. Lasciare le proprie certezze, la propria terra, i propri punti fermi, per affidarsi a Dio, prima di ogni altra considerazione. È questo spirito che fa del pellegrinaggio in Iraq un evento della storia di Abramo, perché dice la fede profonda di un credente.

Una fede – ed è questo il secondo aspetto che mi colpisce – intesa come un andare incontro all’altro, in maniera radicale e nel nome di un Dio che è venuto incontro agli uomini, che ha dato sé stesso per questo, come ci ha spiegato la vicenda di Gesù di Nazareth.

Senza Fratelli tutti non ci sarebbe stato l’Iraq. Francesco è partito perché le parole dell’Enciclica non sono una pura esortazione. E ha sentito che doveva testimoniare, lui per primo, la necessità assoluta di una fraternità integrale, di un riconoscimento dell’altro come fratello che precede ogni punto di vista politico o religioso. Francesco è stato un grande cristiano in Iraq perché è stato un uomo che si è messo di fronte ad altri uomini, li ha guardati negli occhi, ha parlato dal cuore.  Francesco è andato a dire in Iraq che per chi crede non ci sono nemici.”

Una cosa è certa: quando ci si avvicina al Volto di Gesù la fede diventa sempre chiara e luminosa, non solo per sé, ma anche per gli altri. Con coraggio, camminiamo sostenendoci gli uni gli altri: la Pasqua si avvicina per illuminare le nostre tenebre.